Stefano Todeschi

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Come parlare e farsi ascoltare.

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Come possiamo farci ascoltare dagli interlocutori? Perché dovremmo farci ascoltare? Come capire in pratica che cosa possiamo fare per aumentare l'ascolto da parte delle persone?

Come parlare e farsi ascoltare?

Questa domanda sembra avere una risposta scontata: devo farmi ascoltare perché voglio ottenere qualche cosa.

Quando avevo 19 anni, stavo parlando un giorno con la mia ragazza, e a un certo punto le chiesi “hai capito?”, e lei “cosa?”, e io a mia volta “quello che ti ho appena detto”. Ma lei ammise che in realtà non stava ascoltando le mie parole, anzi che spesso non ascoltava davvero quello che io dicevo perché quello che le piaceva tanto era ascoltare la mia voce, la trovava così bella! Era innamorata, ovvio. Ma ci rimasi male.

Va bene, è bello sentirsi apprezzare la propria voce, ma è ancora più importante essere ascoltati nelle proprie idee. Come ti sentiresti tu se le persone non fossero interessate ai tuoi contenuti, alle tue idee, ma solo a come si presenta la tua forma.

1. Perché dovremmo farci ascoltare?

Eppure il nostro desiderio di farci ascoltare può scontrarsi con alcune difficoltà. Possiamo sentirci insicuri quando parliamo, possiamo sentire che la nostra pronuncia non ci piace, oppure potremmo voler parlare con più scioltezza.

O magari sentiamo che abbiamo costruito un discorso che non riesce davvero a coinvolgere.

Tutte queste difficoltà possono farci perdere di vista la vera ragione per cui noi vogliamo farci ascoltare.

Per esempio vogliamo vendere un prodotto o un servizio, vogliamo avere ragione, vogliamo ottenere rispetto, ottenere un risultato da un collaboratore. Tutto ciò va molto bene, ed è pratico, ma non è abbastanza.

Quando imparai come farmi ascoltare dalle persone, capii che riuscivo ad ottenere qualcosa di ancora più importante del solo ascolto: avevo infatti raggiunto il PIACERE di parlare in pubblico, e per me parlare in pubblico, in generale parlare e interagire con le persone aveva iniziato a essere DIVERTENTE.


Quello che mi piace di più quando parlo con le persone è che posso condividere cose che io so e cose che io penso. Un diritto, sì, ma anche un dovere.

Prima di di diventare consulente e formatore in public speaking, tanti anni fa vendevo camicie su misura. Ricordo che allora riuscivo a trasmettere ai clienti la mia passione per il mio lavoro e per il prodotto che vendevo. Ma un giorno mi resi conto che di fatto non sapevo perché ci riuscivo.

Quando infatti il mio amico, Francesco - il nome è reale-, mi chiese di insegnargli a fare quello che facevo io durante la vendita, mi resi conto che non sapevo davvero che cosa in pratica facessi. Come avrei potuto insegnare se non ne avevo davvero coscienza?

Decisi di approfondire lo studio della comunicazione e andare ancora più a fondo delle tecniche del teatro e delle tecniche di formazione professionale. Imparai tanto, ma la vera svolta arrivò un giorno in cui riuscii a capire che cosa faceva la DIFFERENZA.

Te lo scrivo perché so che è importante per poter rispondere alla domanda “perché dovremmo farmi ascoltare”.

2. Per farsi ascoltare è necessario essere presenti

Immagina di aver litigato con la persona cui tieni, la persona più importante per te proprio poco prima di andare a un evento cui tenevi tanto. Magari era tanto che non uscivi e finalmente ecco l’occasione, tuttavia il pensiero continua ad andare al litigio.

Quello che per te era un evento importante e di piacere, perde di valore o peggio può risultarti un fastidio. Si tratta di un esempio estremo, tuttavia mi serve per spiegarti l’importanza del QUI E ORA.

Ogni cosa che noi facciamo richiede concentrazione, richiede di focalizzarci esattamente su quello che stiamo facendo. Facciamo fatica a focalizzarci quando qualche cosa ci distrae, letteralmente porta la nostra mente altrove, con il risultato che non possiamo davvero godere di quello che stiamo facendo.

La neuroscienziata Sandra Bond Chapman sostiene che il nostro cervello può processare un’attività per volta. Se compiamo più d’una azione contemporaneamente - il mitico quanto falso multitasking - le compiamo male, con risultati modesti e imprecisi, perché i neuroni “non riescono a spartirsi i compiti”.

Per godere del tuo piatto preferito devi assaporare bene ogni boccone anticipato dal suo profumo. Solo in questo modo potrai appagarti davvero di ogni sensazione. Lo stesso accade quando parli con le persone.

Quando parlavo con le persone per spiegare loro i miei prodotti io stavo bene perché sapevo che stavo aiutando una persona a risolvere un suo problema o soddisfare una sua necessità.

Avevo un orizzonte ben chiaro: aiutare questa persona, darle il prodotto migliore, quello di cui effettivamente necessitava. Questo mi procurava piacere, e interagivo con piacere, e sentivo che contagiavo di queste mie emozioni le persone che avevo davanti.

Quando capii questo, iniziai a vedermi da fuori. Capii inoltre che il talento non c’entrava nulla, perché avevo tecnica - derivava direttamente dal teatro - solo che fino a quel momento non sapevo vederla in concreto.

Boom! Quando iniziai a vedere la mia tecnica cominciai a decidere quando e se usarla. Questa consapevolezza mi faceva stare ancora meglio, mi faceva sentire ancora più abile. E da notare che il vedersi da fuori non ha nulla di magico di esoterico, anzi è solo reale concretezza.

Due sono gli strumenti indispensabili per interagire bene con le persone:

• la consapevolezza, sapere il che cosa e il come,

• la coscienza, e cioè essere consapevole di essere consapevole.

Quando parliamo con le persone il punto infatti non è essere efficace.

Di fatto che cosa significa essere efficace? È un aggettivo troppo generico. Tutt’altro: quando parli con le persone il punto è sapere che cosa stai facendo mentre lo stai facendo. Sono convinto che la ragione per cui dobbiamo farci ascoltare, quindi, è che il farci ascoltare ci permette di conoscerci meglio e godere di più delle interazioni con le persone.

A proposito di tutto ciò che abbiamo visto finora, è proprio ciò di cui si occupa il mio video corso, FATTI ASCOLTARE DAVVERO, che mira farti diventare consapevole, cosciente e a presentare prodotti e servizi divertendoti.

3. Come diventare consapevoli e coscienti per farsi ascoltare?

3.1 Il primo passo consiste in farti le domande giuste su come parli:

  • ti curi di variare i volumi e i toni della voce?

  • fai le pause oppure parli a macchinetta?

  • la tua gestualità è casuale e sconclusionata o naturale e coerente col contenuto

  • hai una struttura semplice e chiara del tuo discorso - anche durante una comune interazione in famiglia?

  • cerchi di creare un’atmosfera per ogni contenuto del tuo intervento?

3.2 Il secondo passo per essere consapevoli e coscienti consiste nell’osservazione di come le persone reagiscono alle tue parole:

  • quali reazioni hanno le persone alle tue parole - sul volto, nelle movenze del corpo, nella postura rispetto a te? - anche l’indifferenza è una forma di reazione

  • le persone ti fanno domande, ti chiedono di approfondire?

  • le persone ti interrompono?

  • le persone sviluppano le tue idee oppure preferiscono reagire con un “sì, però…“

3.3 E ora ho una domanda per come tu ti comporti:

  • quando tu ascolti una persona perché lo fai?

Nessuno va a una presentazione per sentire qualcosa che conosce e che capisce già.

- Oren Klaff -

4. In conclusione

Può essere che ascolti una persona perché è piacevole farlo, tuttavia se ci pensiamo bene conveniamo che la ragione più importante per cui ascolti una persona è perché quella persona ha delle cose da dirti che per te sono importanti, nuove, curiose o utili.

Ecco perché dobbiamo farci ascoltare ed ecco perché le persone possono ascoltarci più volentieri: perché possiamo condividere cose che abbiamo imparato, scoperto, trovato, cose che noi sappiamo, e farne dono a chi può ascoltarci.

Se vuoi parlare con clienti e collaboratori avendo più sicurezza in te e in ciò che dici, ho già 4 risorse gratuite che puoi prendere adesso da qui.

Se ti interessa approfondire queste tematiche, puoi seguirmi su YouTube o su LinkedIn.

Oppure contattami per sapere come posso aiutarti con la consulenza privata.

Nota. La ricerca di S.B. Chapman è raccontata da L. Stefanoni qui https://www.stateofmind.it/2018/05/multitasking-abitudine-utile/


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